La “vittoria” della Meloni e il teatrino dei figuranti

Parlando schiettamente, non mi riesce proprio di essere troppo allarmato per la “vittoria” della Meloni. E non solo perché appena un italiano su sei l’ha votata e uno su tre ha votato la sua coalizione, né perché sarà praticamente ostaggio di due “alleati”, la Lega e Berlusconi, che non aspettano altro se non farle la pelle.

Non sono “troppo” allarmato perché chi comprende l’Italia sa che questo paese spappolato, materialmente spezzato in almeno tre tronconi, preda dell’individualismo più sfrenato e carente di valori unificanti, non è strutturalmente più in grado di esprimere qualcosa di simile al consenso stabile su cui solo può basarsi un monopolio del potere. Si cambia partito, ormai, come si cambiano i vestiti quando si sente alla TV che un certo colore è passato di moda, per poi essere perennemente scontenti di risposte che non sono mai sufficientemente “tagliate su misura” per ciascuna e ciascuno. I “leaders politici” figli della politica identitaria – di destra e di sinistra – ne sono allo stesso tempo anche, ineluttabilmente, le vittime predestinate. Questo è vero quando l’economia tiene, figuriamoci con le bollette che quadruplicano a fronte di salari stagnanti e l’inverno alle porte. E infatti la Meloni, che ha costruito la sua fortuna politica sul fare “opposizione” a Draghi (qualunque cosa ciò abbia voluto dire nel caso specifico), ora si prepara a farsi dettare la legge di bilancio dall’odiato tecnocrate.

Già, perché in tempi di decomposizione identitaria della società, sono i tecnocrati quelli che finiscono sempre per comandare.

Ora, è chiaro: i prossimi mesi di governo della destra estrema saranno rivoltanti e deterioreranno ulteriormente la nostra vita civile. E non ho la palla di cristallo, quindi non mi inoltro in pronostici su quanto possa durare il governo nascituro, anche se 38 deputati e 13 senatori (tanti ne servono, nei due rami del Parlamento, per fare lo sgambetto alla ducia) si trovano in fretta.

Però una cosa ho in testa: la Meloni è appena un’increspatura sulla superficie dello stagno ingombro di carcasse che è la società italiana di oggi. E’ una signora nessuno che sa perfettamente di contare come il due di picche in giochi che si fanno altrove e per i quali l’Italia è una pedina troppo importante.

Quindi prepariamoci a opporci, ma non facciamoci fuorviare dal teatrino dei figuranti.


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